I CLOWNS

Nino Rota. Come nacque la musica de I Clowns?
Durante le riprese Federico usava come una sorta di guida al film diversi brani della tipica musica da circo, per esempio La Marcia dei Gladiatori e Il Circo Barnum e altri celebri pezzi come Ebb Tide nel finale e Una notte sul Monte Calvo per la donna forzuta che si vede nella sequenza di quando era bambino. In seguito, a fine riprese, Federico mi telefonò a Bari per dirmi che era ora di mettersi a pensare alla colonna sonora. Quella stessa sera mi misi a lavorare e composi tre o quattro temi che finirono immutati nel film. La semplice idea di dover inventare musica da circo accese all'istante la mia immaginazione. Il primo brano che composi quella sera è la marcetta diventata il leit-motif del film. Il secondo è il tango che accompagna la sequenza dei Fratellini. Il terzo è stato quel malinconico motivo di sottofondo per la commemorazione di Dario e Bario. Successivamente, quando ci incontrammo a Roma, Federico con la sua tipica lucidità, aveva già preparato una panoramica, una scelta di temi musicali che potevano essere utili al film come  Fascination, Io cerco la Titina e così via. Inoltre durante l'attuazione del disegno musicale ci accorgemmo che avremmo potuto facilmente utilizzare passaggi dei suoi precedenti film, temi che comunque avevano a che fare con il Circo: la marcetta di Otto e Mezzo, il motivo in Giulietta degli Spiriti, o del night club della Dolce Vita. In più ci venne in mente anche di usare un paio di pezzi che erano diventati ormai standard per il Circo: La cavalcata delle Valkyrie nella scena della Donna Forzuta, e La canzone del Toreador della Carmen quando i Clowns Bianchi si sfidano nell'esibizione dei costumi. Infine abbiamo tentato di riunire tutto questo materiale eterogeneo in modo che non ci fossero stacchi o cambi di di ispirazione fra i miei tre pezzi, i passaggi di repertorio e i motivi tratti dai film. Penso che il risultato finale sia stato netto e convincente. La musica dei I CLOWNS suona come una vera musica da circo.

(intervista a Nino Rota di Gianfranco Angelucci)