DANUBIO

di Nunzia Binetti

Sul grande Danubio compresi la mia piccolezza.
Fu un attimo.
Muoveva intorno un suono gitano
escusatio di danza claudicante sul femore
sospeso tra specchi quieti d’acqua
e la distanza, ormai lucida parvenza
annuiva un altrove di memoria.
Perdeva senso la presunzione di ogni essenza
e non valeva più il pagliaio, le cattedrali, il verde sparso
o il mare
che forse tutto quanto è acqua è mare
e no lo sa una retina imprecisa
spintasi sulla grazia di scarpette in vernice nera
che solo portano...
sapeva che stretta in quelle avrei diceso in fretta
le uniche tre o quattro scale
di un battello
tanto fragile da non ambire al viaggio.

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